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“Goodbye, Philip Roth”

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Vincitore di un Premio Pulitzer (1998), di due National Book Award (1960 e 1995), candidato più volte al Nobel, autore di quasi 30 romanzi (con 7 film tratti), considerato uno dei più grandi scrittori del Novecento. Ci lascia questa eredità Philip Roth, morto oggi a 85 anni per insufficienza cardiaca.

Capolavori come “American Pastoral” e “Goodbye Columbus”, ma anche uno stile considerato “scorretto”, irriverente e a tratti scandaloso, attraverso il quale ha descritto come pochi pregi e difetti (soprattutto) dell’America.
Rendiamogli omaggio con le sue opere più importanti e conosciute:

1) “Addio, Columbus e cinque racconti” (1959):
Prima opera di Roth, premiata con il National Book Award; è una raccolta di 5 racconti, tra cui “Goodbye Columbus”, che da il titolo all’intera opera

2) “Lamento di Portnoy” (1969):
Romanzo tra i più irriverenti di Roth, ha come protagonista un ebreo americano (Alexander Portnoy) in seduta da uno psicanalista: tema principale dell’analisi, le sue ossessioni e manie (soprattutto sessuali), raccontate con tono estremamente dissacrante

3) “Zuckerman Scatenato” (1981):
Uno dei primi romanzi in cui appare Nathan Zuckerman, alter ego di Roth: sarà protagonista in 5 romanzi e narratore in altri 3

4) “Il Teatro di Sabbath” (1995):
Secondo lo stesso Roth, il suo miglior romanzo (insieme a “Pastorale Americana”)

5) “Pastorale Americana” (1997):
Infine il suo capolavoro, vincitore del Premio Pulitzer; dal romanzo, il più venduto di Roth, è stato tratto l’omonimo film con Ewan McCregor e il premio Oscar Jennifer Connelly.

 

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di Carlo D’Andrea

23/05/2018