Si è fatta attendere a lungo da una folla in trepida attesa sotto la pioggia, e poi, la Venere Nera, è finalmente apparsa davanti allo store di Yamamay, in Corso Vittorio Emanuele a Milano, per presentare la linea di intimo #imnaomicampbell che si evolve e si rinnova, proponendo quattro serie sexy e accattivanti per vivere una Primavera senza precedenti.
Guarda le foto di Naomi a Milano…
Barbara Cimmino, Gianluigi Cimmino, Naomi Campbell
Il risultato è una combinazione perfetta tra seduzione e classe, tra provocazione ed eleganza che rendendo l’intimo #IAMNAOMICAMPELL un must per tutte le donne. I colori predominanti sono il viola, il nero e il fucsia, che acquistano maggiore vivacità grazie ai tessuti pregiati, ai giochi di trasparenze, ai dettagli preziosi. Naomi, catturata dall’obbiettivo del grande maestro Mario Testino, è ancora una volta la musa perfetta che oltre alla statuaria bellezza si presenta con una personalità forte e decisa, che trasmette al meglio anche attraverso questa esclusiva spring capsule collection.
Barbie annuncia l’espansione della sua linea di bambole Fashionistas, che includerà tre nuove tipologie di silhouette: alta, formosa e minuta, insieme ad una varietà di tonalità di carnagione, acconciature e abiti. Con queste novità, le bambine di tutto il mondo avranno un’infinità di modi per vivere tutte le storie che inventano ed esprimere la propria immaginazione attraverso Barbie.
“Per più di 55 anni, Barbie ha rappresentato un’icona di cultura globale e una fonte d’ispirazione e immaginazione per milioni di bambine in tutto il mondo”, commenta Richard Dickson, Presidente e Chief Operating Officer di Mattel. “Barbie riflette il mondo che le bambine vedono intorno a loro. La sua capacità di sapersi rinnovare e stare al passo con i tempi, pur rimanendo fedele al suo DNA, è il motivo per cui Barbie è rimasta la fashion doll numero uno nel mondo.”
La nuova linea di Barbie Fashionistas 2016 include quattro silhouette (l’originale e tre nuove), sette tonalità di carnagione, 22 colori degli occhi, 24 acconciature, e innumerevoli abiti e accessori di tendenza.
La diversità arricchisce il brand Barbie, continuando il percorso iniziato nel 2015 quando vennero introdotte 23 bambole con diversi colore di pelle, capelli e, degno di nota, il piede flessibile per poter scendere dai tacchi e indossare scarpe basse.
“Barbie ha sempre aperto un mondo di possibilità, a partire dalle sue 180 carriere, rappresentando un modello ispirazionale, con innumerevoli cambi d’outfit e di accessori,” racconta Evelyn Mazzocco, Senior Vice President e Global General Manager. “Siamo entusiasti di cambiare letteralmente il volto del brand, queste nuove bambole rappresentano una linea che riflette maggiormente il mondo che le bambine vedono intorno a loro, grazie alla varietà di silhouette, di tonalità della carnagione e di stili e ciò permette ad ogni bambina di trovare una bambola che la rappresenti.”
Le nuove bambole possono essere visualizzate su Barbie.com, e saranno disponibili su ordinazione dal 28 gennaio su shop.mattel.com per gli Stati Uniti e dal mese di febbraio su Amazon per il mercato internazionale. La collezione sarà lanciata nel corso del 2016 presso i rivenditori a livello nazionale.
“Riteniamo di avere nei confronti delle bambine e dei genitori la responsabilità di riflettere una visione più ampia della bellezza”, ha detto la Mazzocco.
Ogni anno le aziende che si battono per la nostra bellezza, ricercano e scoprono, soprattutto grazie alla tecnologia, prodotti sempre più efficaci per i nostri capelli. Se un tempo le chiome fluide e lucenti degli spot televisivi erano soltanto un sogno, oggi possiamo affermare che non è più solo il parrucchiere a creare delle pieghe perfette, possiamo farlo anche noi, da sole, a casa nostra, con un po’ di pazienza e i prodotti adatti al nostro tipo di capello. La maggior parte delle donne, focalizza la sua attenzione sul balsamo o sulla maschera, concentrandosi sul nutrimento, ma in poche sanno che il segreto per ottenere una chioma brillante e sana, si nasconde nello shampoo, sempre più specifico è sempre più taylor-made.
Ecco una carrellata di shampoo “all ultimo grido”…
Non perderti la gallery con le “hair breaking news” di inzio anno…
Grazie alla collaborazione con le atlete di ogni parte del mondo, Adidas presenta oggi le nuove scarpe da running studiate per la corsa delle donne di oggi.
Una forma esclusiva, in grado di adattarsi a ogni piede, e un design elegante, con la speciale intersuola BOOST che rilascia energia ad ogni passo, rendendo l’esperienza del running la parte migliore del mantenersi in forma.
“Il feedback più comune che abbiamo ricevuto durante gli anni di lavoro con le atlete è stato il desiderio di una scarpa da running il cui look fosse al passo con l’energia delle sue prestazioni“, ha dichiarato Jennifer Thomas, Senior Director for Global Brands, Running. “PureBOOST X è un prodotto in cui innovazione e stile sono in perfetta armonia per soddisfare le esigenze di versatilità della donna atleta del giorno d’oggi.
Dagli anni ‘20 agli anni dieci del terzo millennio, le tendenze beauty e di moda si sono evolute da “ruggenti” a SWAG. In soli 3 minuti, vi presentiamo un viaggio lungo un secolo: Stylight, in collaborazione con Catrice cosmetics, ha selezionato e ricreato 10 look da party provenienti da 10 decadi. Perchè, incredibile a dirsi, anche alle mamme, alle nonne e alle bisnonne piaceva divertirsi. E, perché no, potrebbe essere la perfetta fonte di ispirazione per un look vintage impeccabile o per una festa a tema?
I look nel dettaglio…
1926 – I “ruggenti” anni ‘20 sono l’era delle flapper: le giovani americane più trendy che si distinguono per il taglio alla maschietta e per gli abiti dalla silhoutte morbida che permettono libertà nei movimenti. Nel corso del decennio le gonne si accorciano per poter ballare il Charleston. Fumare e bere in pubblico, il contatto fisico, i capelli cortissimi, il trucco e lo stile personale nel vestire diventano diffusi e socialmente accettabili. Come si può vedere sulla nostra modella, il taglio più alla moda all’epoca è corto: per conferire più volume e movimento al bob vengono aggiunte onde e ricci. Possono essere ottenuti pizzicando i capelli con mollette oppure con l’aiuto di un arricciacapelli. L’attrice Louise Brooks è invece paladina del bob nella sua versione liscia. Gli occhi sono accentuati al massimo con sopracciglia basse e le labbra sono rigorosamente a cuore.
1936 – Con la crisi del ’29, anche la moda deve adattarsi ad un periodo di ristrettezze economiche, con design e tessuti più semplici e meno stravaganti ed elementi di ispirazione militare introdotti nella moda femminile. I look più eleborati vengono sfoggiati di sera. Spalle sagomate, gonne longuette e colli di pelliccia: molta ispirazione per la moda viene dal grande schermo. Le sopracciglia sono molto sottili, modellate fino al minimo e ridisegnate: l’esempio più lampante è quello dell’attrice Jean Harlowe o di Greta Garbo. A completare il look, il make up è composto da rossetto nelle tinte del rosso, mascara e ombretto neri: l’ombretto viene applicato con una forma tondeggiante. L’incarnato è chiaro con l’uso di belletto e di cipria e l’hairstyle più in voga è quello corto e arricciato. La riga? Si porta di lato!
1946 – Le spalle squadrate prendono il sopravvento e le spalline sono un elemento ricorrente nei completi tailleur gonna sartoriali: sono il vero segno di riconoscimento della moda del decennio. Nel dopoguerra (1947), Christian Dior introduce il “New Look”, con spalle più tondeggianti, punto vita strizzato e gonna a ruota. Nello stesso anno nasce la fragranza Miss Dior. I capelli si allungano. La chioma è più voluminosa, i ricci diventano vaporosi e spesso sono arrotolati e puntati sul capo. Tra le calzature più iconiche? Le zeppe, con peep-toe. Oppure il mocassino, basso e pratico, preso in prestito dalla moda maschile. Il trucco, data la scarsa disponibilità di materie prime durante la seconda guerra mondiale, diventa più essenziale. Meno diafano del decennio passato, con labbra più piene e carnose.
1956 – Le curve sono il tratto distintivo dei canoni di bellezza anni ‘50. In Italia c’erano le cosiddette maggiorate come Sophia Loren o Gina Lollobrigida, mentre negli Stati Uniti c’era, in testa a tutte, Marilyn Monroe e lo stile pin-up. Il rossetto rosso fuoco e l’eye liner a coda di rondine sono gli essenziali del trucco dell’epoca, le sopracciglia diventano più folte e vengono scurite con la matita. Inoltre, quello di Marilyn è il neo di bellezza tra i più famosi di tutti i tempi: applicato sulla guancia usando una matita. I ‘50 sono anche gli anni dell’avvento del rock ‘n’ roll e dello stile ribelle con giacche di pelle per lui, delle gonne a ruota, dei tubini fascianti e delle ballerine per lei.
1966 – Negli anni ‘60 inzia una rivoluzione che iniza con l’estetica mod e culminerà con il movimento hippie. La swinging London diventa il punto di riferimento per l’affermarsi di nuovi trend. Mary Quant crea il look protagonista della metà degli anni ‘60: miniabiti a trapezio e minigonne, abbinati a collant e stivali go-go. Le fantasie optical predominano e si apprezza la psichedelia del tye die. Gli anni ‘60 hanno le loro icone fashion, che dettano i trend in campo beauty: la first lady Jackie Kennedy e Audrey Hepburn incarnano lo stile più bon-ton. Twiggy, la modella più celebre dell’epoca, rende popolare un aspetto più androgino. L’attenzione è tutta sugli occhi, valorizzati da ciglia finte, eyeliner in abbondanza, ombretti colorati. Ma la moda prevede anche forme più morbide e look sexy, incarnati da un’altra icona dei ‘60: è Brigitte Bardot, che ha reso popolare la scollatura omonima e la cotonatura beehive, un segno distintivo dell’epoca.
1976 – I ‘70 sono ancora influenzati dal movimento hippie e dal post Summer of Love. E’ in questa decade che nasce la disco music ed esce “La febbre del sabato sera” (1977). A metà degli anni ‘70 l’abbigliamento è molto colorato e i pantaloni a zampa di elefante sono la norma, abbinati a zeppe e dolcevita. In questa decade convivono gonnellone ampie in stile etnico e jumpuit scintillanti da sfoggira sulla pista da ballo, hairstyle 100% al naturale con fasce colorate e chiome voluminose ispirate alle Charlie’s Angels. L’ombretto d’ordinanza è nei toni dell’azzurro e le labbra sono glossy. Il mondo viene visto attraverso lenti colorate e oversize.
1986 – Gli ‘80 portano alla ribalta Michael Jackson, Flashdance, la principessa Diana e Dynasty. “Less is more” è un motto che non appartiene a questi anni. La moda si concentra sul colore, sui volumi e sulla sperimentazione. E’ di questi anni l’avvento del mascara blu e dell’ombretto giallo, dei capelli cotonati fino all’inverosimile, del frisé e delle spalline esagerate. Lo stile androgino impazza e la distinzione fra maschile e femminile si fa più sottile, complici le tendenze di moda unisex: le Converse alte, i Wayfarers e i calzini multicolor. All’inzio del decennio le donne preferiscono toni neutrali, ma a partire dalla metà della decade tutto è permesso: colori neon, firme e nomi di brand in primo piano e perfino capi di abbigliamento che si possono indossare al contrario. Le cinture alte in vita, i braccialetti e le collanine erano i migliori alleati per accessoriare gli outfit, al grido di “Girls just wanna have fun”.
1996 – Chi non ha mai ballato al ritmo di “Wannabe” delle Spice girl negli anni ‘90? Crop top, maglioni a dolce vita e pantaloni a vita alta. In questi anni telefilm come Baywatch e Beverly Hills 90210 dominano i palinsesti e influenzano lo stile di milioni di adolescenti. Fantasie e pullover improbabili e, più tardi, le zeppe delle Buffalo si diffondono a macchia d’olio in questi anni. Nei ‘90 clubbing è sinonimo di musica elettronica. Sono anche gli anni del grunge e della camicia di flanella, dei codini, che invadono le teste delle fashioniste più convinte, e dei capelli raccolti. Per quanto riguarda il makeup prevalgono i colori neutri: le labbra sono color mattone e il contorno labbra visibilmente definito. Che dire? L’abito aderente con stampa leopardata indossato dalla nostra modella risveglia la Geri Haliwell in noi.
2006 – I pantaloni a vita bassa sono i protagonisti di inizio millennio, in ogni loro declinazione. Resi popolari da icone pop come Britney Spears, hanno una zampa più larga all’inizo della decade e poi diventano skinny e boyfriend. Possiamo citare questi anni senza far cenno agli stivali UGG? Le calzature australiane sono diventate le più comode it-shoes di tutti i tempi quando Oprah Winfrey li ha inseriti nella lista delle “Favorite Things” nel suo programma tv nel 2000. La conseguenza è un boom di vendite senza precendenti per il brand. Per le uscite serali, la moda femminile inizia a tingersi di colori metallici e prevede tessuti lucidi, anche il makeup può tingersi di riflessi dorati oppure essere smokey.
2016 – E’ ancora presto per riassumere in maniera incisiva questa decade, ma non vediamo l’ora di scoprire tutto quello che il 2016 ha da offrirci! Una cosa è certa: i trend impazzeranno sui social e verranno documentati da un numero incalcolabile di selfie. Il must che mette d’accordo tutti è: rimanere connessi. Il 2016 è infatti l’anno in cui la moda incontra la tecnologia!
Care amiche ben ritrovate. Di recente un’amica mi ha fatto riflettere su una caratteristica, tutta femminile, che in effetti mi è capitato spessissimo di riscontrare soprattutto in ambienti a netta prevalenza rosa e che sinceramente non riesco proprio a capire. Le donne, o almeno una enorme percentuale di esse, pur intelligenti, sensibili, sveglie e capaci di grandissimi sacrifici personali per portare a termine un lavoro nella maniera migliore possibile, hanno una enorme difficoltà, ed anzi per la verità non riescono proprio, a digerire l’idea del “gioco di squadra”.
Ho visto centinaia di curricula nella mia vita professionale, e da quando ho modo di ricordare in ognuno di essi ho sempre trovato scritto a chiare lettere “capacità di lavoro in team”, o frasi analoghe, ma rarissimamente mi è capitato di vedere applicati nella realtà questi buoni propositi.
Al contrario, le donne hanno una fortissima, e per la maggior parte delle volte autodistruttiva tendenza alla competitività, al confronto serrato, alla svalutazione reciproca, anche sterile.
A onor del vero la strutturazione della nostra società certo non aiuta, abbiamo imparato dalle strategie di marketing, dalle emerite facoltà di pubbliche relazioni e dalle multinazionali che per ottenere migliori risultati sul lavoro è buona norma tenerli sulla corda i dipendenti, dar loro la prospettiva di un premio, di un contentino, piccolo e meglio se difficile da raggiungere, per ottenere uno sforzo comune che valga per l’azienda cento volte il biglietto vincente dell’unico cavallo che avrà corso più degli altri, magari rimanendo in piedi tra spintoni, sgambetti e scorrettezze varie. Giusto per dire le cose come stanno, fate schifo; e peraltro, lasciatemi esprimere un’opinione certamente ignorante ma credo di buonsenso, avete torto. Non c’è nulla di più motivante che sapere di appartenere a qualcosa, a una squadra, a un gruppo che lotta insieme per qualcosa di giusto, di vero, che vale la pena, qualcosa che vada oltre la conservazione del posto o il maledetto “bene dell’azienda”, che è un fantasma che non esiste. Le aziende sono le persone. Se no restano appartamenti vuoti e targhette sulla porta.
Ma sto divagando.
Tornando al mondo femminile, va detto che non c’è nemmeno molto bisogno di architettare una sottile trappola come questa per scatenare la competizione, perché in un ufficio pieno di donne questo meccanismo scatta più o meno naturalmente e addirittura non solo quando c’è un traguardo da raggiungere o un premio da ricevere, ma anche in quelle situazioni, tipiche ad esempio di alcuni impieghi pubblici, dove di premi di produttività non se ne parla neanche. In questi casi in particolare, ma vale un po’ per tutti gli ambienti, si crea il paradosso per cui la competitività si scatena su dettagli veramente insignificanti, (il vestito di quella, l’orario in cui va in pausa pranzo, le bagarre sul piano ferie ecc) creando stupide beghe da similcondominio fatte di alleanze temporanee, rovesciamenti di fronte repentini, sorrisini davanti e male parole alle spalle, che non servono a niente se non a creare, con il tempo, un ambiente veramente malsano e davvero poco vivibile, una bomba ad orologeria pronta a scoppiare in ogni momento e per qualsiasi stupidaggine.
Il tutto senza un minimo di senso, perché nessuno ci guadagna e tutti ci perdono.
La tendenza alla critica, alla maldicenza, alla parolina feroce dietro le spalle, sembra purtroppo una inclinazione innata e in qualche modo insita in una parte della natura femminile.
Devo dire che per quanto abbia guardato da vicino le donne ormai da qualche tempo, questo è un meccanismo il cui significato davvero mi sfugge. Perciò, lungi dal fornire risposte che non ho, posso solo farvi riflettere su un costume che non ha ragion d’essere, confidando come sempre nella vostra grande capacità autocritica.
Se vorrete condividere i vostri commenti e le vostre opinioni, sarò lieto di ascoltarvi, come sempre.