Scrigno che custodisce i nostri oggetti più cari, rifugio dopo una lunga giornata fuori oppure pit stop di pochi secondi fra un impegno e l’altro: la casa è tutto questo e molto altro. Che vi si trascorra tanto o poco tempo, inevitabilmente arriva il momento in cui ci si guarda intorno e ci si chiede come sia possibile aver accumulato tutto quel disordine. Per evitare di spendere un’intera giornata a pulire e sistemare, ecco 5 consigli per mettere ordine in casa giorno per giorno.
1) Un ingresso in ordine fa buona impressione e crea un ambiente favorevole, accogliente e rilassante già a una prima occhiata. Un appendiabiti corredato da portaombrelli aiuta a tenere in ordine le giacche e gli accessori di uso più frequente. Un tavolo a consolle stretto, o una mensola, insieme a uno svuotatasche completeranno l’ingresso: chiavi, monete e tutto ciò che occorre prima di uscire di casa, saranno sempre nello stesso posto.
Svuotatasche
Portaombrelli
Appendiabiti
2) A chi non piace rilassarsi sul divano dopo una lunga giornata? Un plaid, un cuscino supplementare e una rivista sono sufficienti ad arredare una piccola zona comfort in salotto. Prima di uscire si infila tutto nel pouf contenitore, che arreda e nasconde il disordine, pur avendo ogni cosa a portata di mano.
3) Lo spazio non è mai sufficiente, soprattutto in camera da letto, dove scarpe, vestiti e accessori la fanno da padroni. Perché non sfruttare in maniera intelligente lo spazio sotto al letto? Basta munirsi di comode scatole in plastica basse e ampie, dotate di piccole ruote, che aiutano a farle scivolare fuori senza fatica. L’alternativa è il letto contenitore: un vano a tutta ampiezza che riesce a contenere un’infinità di oggetti, compresi i piumoni per l’inverno, lasciando l’armadio in ordine.
4) Di quante spezie ha bisogno un aspirante chef? Le piccole mensole aiutano a liberare spazio sul banco da lavoro e mantengono in ordine la cucina, evitando un’invasione di piccoli vasetti e accessori.
5) I cassetti dei vestiti sono difficili da tenere sotto controllo, basta tirare fuori una o due magliette e l’ordine conquistato a fatica viene vanificato. Utilizzare piccole scatole o organizzatori per cassetti aiuta a tenere tutto ben diviso e facilmente accessibile.
Tutti i mobili e gli accessori citati sono in vendita su livingo.it, il portale dedicato alla casa.
Care lettrici, questa settimana cercherò di presentare brevemente un argomento delicato come l’ordine del giudice per la protezione dagli abusi che si consumano all’interno delle mura domestiche.
Quello dell’abuso in famiglia è un argomento complesso, soprattutto per tutte le implicazioni psicologiche ed affettive inevitabilmente connesse che rendono la vittima di tale atto di prepotenza una persona bisognosa di un reale sostegno, anche da parte dell’autorità giudiziaria. Per questo motivo, nell’aprile del 2001, veniva approvata dal Parlamento la legge n. 154 in risposta alla sempre più forte esigenza di introdurre nel nostro ordinamento delle regole efficaci per la protezione di persone vittime di maltrattamento nell’ambiente domestico; si tratta della normativa relativa ai cosiddetti “maltrattamenti familiari”.
Una importante caratteristica di queste previsioni di legge è che esse non si rivolgono esclusivamente ai coniugi, ma proteggono anche coloro che subiscono maltrattamenti da parte di un convivente inteso come altro componente del nucleo familiare (ad esempio, un fratello, un figlio o un genitore). In ogni caso è comunque necessario che il giudice ritenga, dopo aver valutato il caso concreto, che la condotta posta in essere sia causa di grave pregiudizio all’integrità fisica, morale o alla libertà dell’altro coniuge o convivente (come nei casi di ripetute violenze, minacce o aggressioni).
Nel momento in cui, al termine della propria valutazione, il giudice, che è l’autorità legittimata a valutare e decidere, ritenga che si sia verificato un maltrattamento in famiglia, può emettere un decreto, con il quale adotta una serie di provvedimenti volti alla protezione della persona maltrattata. Tra questi provvedimenti si possono ricordare l’obbligo di cessare la condotta negativa, l’allontamento dalla casa familiare e, se occorre, il giudice può imporre al coniuge o convivente di non avvicinarsi a tutti quei luoghi che sono frequentati abitualmente dalla vittima, ad esempio il luogo di lavoro, il domicilio dei genitori o di altri parenti e le scuole dei figli.
A volte accade che il familiare sottoposto ai soprusi si trovi frenato dal denunciare i maltrattamenti subiti a causa delle condizioni economiche in cui versa: per questo motivo se, a causa dell’allontanamento dalla casa familiare del coniuge o convivente, la persona offesa o gli altri membri del nucleo familiare rimangano senza mezzi adeguati per il proprio sostentamento, l’art. 342ter del codice civile, introdotto appunto con la legge del 2001, prevede la possibilità per la quale l’autorità giudiziaria, congiuntamente all’allontanamento dalla casa familiare, possa obbligare al versamento di una somma di denaro prescrivendone i tempi e le modalità.
L’ordine di protezione non può avere una durata indeterminata ma ha necessariamente un termine che viene fissato dal giudice a seconda della situazione concreta e, ad ogni modo, non può avere una durata superiore ad un anno anche se, nel caso in cui ricorrano gravi motivi, può essere prorogata su richiesta di parte.
Concludendo possiamo dire che, grazie all’introduzione dell’istituto giuridico dell’ordine di protezione, sono state riformate e rafforzate in modo sostanziale le tutele a favore delle persone vittime di violenze, fisiche e psichiche, in ambito domestico, per quanto la problematica non possa evidentemente essere risolta solo con l’emanazione di nuove leggi, necessitando interventi anche, e soprattutto, per evitarne l’insorgere.
Per domande, dubbi o richieste scrivere a viadana@bella.it
avv. Marco Viadana (Studio legale associato Spelta Viadana) www.viadanaspelta.it
Como è una città magica, una culla in mezzo alle montagne che fa sognare, ti protegge e si fa ricordare, per la bellezza del luccichio del suo lago, tanto apprezzato dalle star di Hollywood, ma soprattutto per la sua seta, richiestissima dalle maison di moda più blasonate e molto apprezzata (e invidiata) dalla popolazione orientale.
La mostra “Giardini di seta. Tessuti, abiti e botanica del territorio lariano” è il connubio perfetto di tutte quelle caratteristiche che fanno di Como un luogo unico, dove si respira l’artigianalità tutta italiana, dove i fiori si accendono e dove la seta, quando scorre tra le dita, scorre anche nel cuore…
Tessuti e botanica, seta e giardini, abiti e fiori: il filo conduttore di questa mostra organizzata dalla Fondazione Antonio Ratti (FAR) e dal Comune di Cernobbio, esalta la bellezza della natura e della creazione tessile.
La mostra, a cura di Margherita Rosina e Francina Chiara, allestita a Villa Sucota di Como (sede della Fondazione Antonio Ratti e del suo Museo Studio del Tessuto) e a Villa Bernasconi di Cernobbio dall’11 luglio all’11 ottobre, esplora il tema del rapporto tessuto-botanica dal Settecento ai giorni nostri attraverso i diversi aspetti della decorazione floreale.
Le bellezze naturali del territorio lariano, i parchi e i giardini affacciati sul lago sono da sempre un soggetto molto amato da creativi e artisti, che nei secoli vi hanno attinto suggestioni continue e l’industria serica che si è sviluppata a Como dalla fine dell’Ottocento non si è sottratta a questa fascinazione.
La mostra
I tessuti floreali provenienti dalle collezioni della Fondazione Antonio Ratti, da importanti collezioni private e dagli archivi storici delle industrie seriche lariane verranno esposti lungo un percorso suddiviso in “stanze” tematiche; nella prima parte di mostra vi saranno sete barocche lionesi in cui si intrecciano fiori e elementi architettonici, aerei taffetas decorati con tralci di rose o di bacche, cotoni per arredamento con realistici trionfi floreali della seconda metà dell’Ottocento.
La seconda parte della mostra è invece dedicata ai tessuti del Novecento, secolo che segna lo sviluppo delle seterie comasche, fornitrici dell’Alta Moda e del prêt à porter italiano e francese. Nelle sezioni saranno in mostra stoffe con temi legati ai prodotti dell’orto o decorate con erbe officinali, mentre un intero salone presenterà abiti e tessuti ispirati alle rose, uno dei più amati dalla decorazione tessile di ogni epoca. Ai tessuti saranno accostati abiti collegati al tema, che per la parte novecentesca sono stati scelti per rappresentare l’Alta Moda italiana, da Biki a Capucci, Ferré, Valentino, l’Haute Couture parigina con Dior e Yves Saint Laurent, e il prêt à porter internazionale con Ken Scott e Leonard.
Yves Saint Laurent Haute Couture, abito da sera Primavera-Estate 1981 organza di seta stampata – Fondation Pierre Berge – PH Sophie Carre Fondation Pierre Bergé – Yves Saint Laurent
Per la prima volta sarà presentata al pubblico una selezione di tavole dall’erbario Fabani, prestato dalla Fondazione Centro Studi Nicolò Rusca di Como: una straordinaria collezione di circa 3000 tavole di erbe e piante raccolte a cavallo tra Otto e Novecento da Giuseppe Fabani, medico condotto di Cernobbio.
In mostra anche l’opera Humulus Lupulus (2015, stampa serigrafica su cotone, 120×150, ed.3) di Serena Porrati, realizzata in occasione della mostra con la collaborazione dell’I.S.I.S. “Paolo Carcano” di Como, che si trova esposta all’ingresso di Villa Sucota. Serena Porrati ha partecipato nel 2012 allo CSAV – Artists Research Laboratory della Fondazione Antonio Ratti: il lavoro esposto rappresenta un ulteriore modo di raccontare come il tema botanico possa essere fonte di ispirazione per la creazione artistica.
Le sedi della mostra
La scelta delle sedi della mostra non è casuale: Villa Sucota e Villa Bernasconi, situate a poca distanza l’una dall’altra sul primo bacino della sponda occidentale del lago di Como, sono entrambe esempio di come, spesso, gli imprenditori tessili comaschi abbiano scelto di svolgere la loro attività in edifici immersi nel verde, per alimentare la creatività dei designer e per offrire ai clienti la possibilità di godere delle bellezze del lago.
G.B. Srl (Binda) per Jenny Packham Cady di seta stampata a quadro Referenza del tessuto con cui è stato realizzato il vestito indossato da Kate Middleton in occasione della nascita del secondo Royal Baby FAR, Museo Studio del Tessuto, donazione G.B. Srl
Villa Sucota, dove sono esposti tessuti e abiti del Settecento e Ottocento provenienti dalle collezioni del Museo della FAR e da raccolte private, è stata sede degli uffici creativi della Ratti s.p.a. dalla fine degli anni Cinquanta al 1998; dal 2010 ospita la Fondazione Antonio Ratti e il suo museo di tessuti antichi e moderni, frutto della passione collezionistica di Antonio Ratti che, nel secondo dopoguerra, ha continuato e onorato la tradizione tessile inaugurata alla fine dall’Ottocento.
Nell’estate 2015 è prevista l’apertura al pubblico del parco di Villa Sucota, già parte insieme a Villa Olmo e Villa del Grumello del chilometro della conoscenza, un corridoio verde che unisce i parchi delle tre ville lariane. A Villa Sucota sarà quindi possibile percorrere i sentieri e visitare alcuni luoghi ora nascosti della proprietà, come il belvedere o la piccola cappella adiacente alla villa, la limonaia e le serre. Sono inoltre predisposti itinerari tematici che guideranno il visitatore alla scoperta del parco e che descriveranno il paesaggio e la storia del luogo, oltre a un percorso tra installazioni e opere d’arte temporanee e permanenti.
Villa Bernasconi, che ospita tessuti di produzione comasca dal Novecento ai giorni nostri accostati a capi di Haute Couture realizzati con sete lariane, costituisce uno dei più preziosi esempi di architettura Liberty in Italia, tanto da essere inserita nel circuito “Route européenne de l’Art Nouveau”.
La villa, oggi di proprietà del Comune di Cernobbio, fu edificata nel 1905 su progetto dell’architetto Alfredo Campanini per conto dell’imprenditore Davide Bernasconi, tra gli iniziatori autorevoli della tradizione industriale serica di Como.
La decorazione esterna e interna della villa si ispira a temi botanici legati alla creazione tessile, tra cui altorilievi raffiguranti il ciclo del baco da seta e piastrelle a fiori di gelso.
Le “stanze” della mostra: un percorso tematico
Giardini barocchi: sontuose sete broccate lionesi del Settecento a motivi floreali mescolati con scorci architettonici. A corredo/contrasto tessuti contemporanei a tema di ortensie e un vestito-ortensia della maison francese Leonard.
Giardini sinuosi: la leggerezza della seconda metà del Settecento esemplificata da sete a meandro dai colori brillanti, accompagnate da abiti maschili e femminili, tra cui una sontuosa robe à la française, i cui fiori subiscono l’influsso dell’Oriente.
Giardini romantici: rose, glicini, lillà decorano le sete di metà Ottocento che ispirano la creazione di abiti dalle gonne a corolla e preziose legature di libri destinati a un raffinato pubblico femminile.
Giardini alle pareti: tipica del gusto vittoriano la “casa serra”, che ospita sulle pareti lussureggianti decorazioni floreali di grande realismo, qui esemplificate da cotoni stampati inglesi e francesi.
Gianfranco Ferré Alta Moda Primavera Estate 1987 Gonna e bustier di cady bianco. Bolero ricoperto di fiori di organza e gazar di seta Fondazione Gianfranco Ferré, PH: Giulia Bellezza
Giardini ruggenti: fiori pennellati, astratti, in movimento caratterizzano la produzione di sete stampate degli anni Trenta, l’età del jazz, presenti in mostra attraverso gli archivi storici delle seterie comasche.
Giardini di frutta e verdura: gli anni Cinquanta e l’esplosione di tessuti stampati ispirati da orti e frutteti, decori molto amati in particolare dal couturier francese Hubert de Givenchy.
Giardini di erbe aromatiche: le erbe odorose e gli erbari ottocenteschi hanno ispirato nella seconda metà del Novecento i pattern di collezioni tessili di abbigliamento e arredo, in mostra accanto a un prezioso erbario, raccolto con passione da Giuseppe Fabani, medico condotto di Cernobbio.
Giardini pop: autore di brillanti disegni a tema vegetale, Ken Scott, prima per il marchio Falconetto e poi a suo nome, ha dato vita a collezioni memorabili che gli hanno valso l’appellativo di “giardiniere della moda”, collezioni qui rappresentate attraverso abiti e foulards.
Giardini di rose: tema amatissimo dai creatori tessili, la rosa è stata rappresentata in molti modi nel corso del Novecento. Accanto ai tessuti, in questa sezione saranno in mostra abiti di Capucci, Yves Saint Laurent, Valentino, Versace e di sartorie milanesi, realizzati con sete comasche.
Giardini tropicali: stampe a disegno giungla dall’archivio dello Studio Tucano di Como fanno da sfondo a un mini dress di Donatella Versace, completamente ricamato, sullo stesso soggetto.
Giardini incantati: il gran finale della mostra, con spettacolari abiti da gran sera di Dior e Ferré Haute Couture, vere sculture da indossare.
Orari mostra
Da martedì a venerdì: 14-18
Sabato, domenica: 10-19
Lunedì chiuso
Aperture speciali e visite guidate su prenotazione
Biglietti
Intero: € 7
Ridotto: € 5 (fino a 25 anni, oltre i 65 e per i convenzionati) Gratuito: fino a 12 anni
Gianni Versace, Primavera-Estate 1988 Corpino di tulle ricamato e gonna di faille di seta stampata. Tessuto: Canepa SpA, san Fermo della Battaglia. Milano, Archivio Gianni Versace
Parole d’ordine: Fru Fru, frange, stampe golose e per le “fisicate” arriva lo slip a vita alta!
Ne abbiamo per tutti i gusti, per tutte le forme, di tutte le taglie: dal classico triangolino che non tramonta mai, alle fasce, passando per i “balconette” e quelli con ferretto per chi ha bisogno di più sostegno.
C’è poco da spiegare, perché ognuna di noi sa con cosa si sente a suo agio sul bagnasciuga, c’è solo da scegliere quale potrebbe essere il vostro preferito in questa bombastica carrellata di due pezzi che saranno con voi dall’alba al tramonto, in vista della bollente estate 2015…
Care amiche, ormai le agognatissime vacanze sono veramente distanti una manciata di giorni, e per quanto riguarda la prova costume, quello che è fatto è fatto. Ci sono le fortunate che come sempre sembrano delle gazzelle, lunghe, lisce e sinuose, ci sono quelle che hanno faticato tanto durante l’inverno nelle palestre con la luce accesa tutto il giorno tipo “polli in batteria” e l’istruttore con l’occhio lungo ma finalmente sono orgogliose del risultato, ci sono quelle che hanno fatto tappa dal chirurgo estetico e per cinque anni sono tranquille, e quelle che invece sono campionesse mondiali di apnea nel tragitto che va dal lettino alla battigia.
Insomma, come ogni anno, si cer ca di fare di tutto per affrontare il periodo estivo al meglio della forma.
La seduzione, come sempre, è donna. E mai come durante le vacanze l’ormone si impenna e le possibilità di nuovi incontri si moltiplicano esponenzialmente; in albergo, in spiaggia, e naturalmente la sera. Perciò presentarsi al meglio diventa fondamentale.
Ma se la seduzione è donna, anche la contraddizione, fondamentalmente, lo è.
E allora c’è una cosa che proprio non capisco. Avete affrontato un anno intero in previsione di questo momento; vi siete preparate con ogni possibile tipo di ginnastica (ci sono nomi di discipline che spuntano ad una velocità tale da non potergli star dietro; spinning, gag, hydrobike ecc…), avete fatto i soliti tre o quattro weekend di preparazione al sole in Liguria, avete praticamente messo le ruote all’armadio per essere sicure di non dimenticare nulla; avete fatto davvero di tutto, e poi, come ogni anno, una enorme percentuale del mondo femminile cade nello stesso banale, tremendo, ridicolo errore.
Se siete in una località di turismo prettamente locale non potete farlo, ma se per caso andate all’estero o anche in Italia ma in luoghi di turismo internazionale, fate una semplice prova; il primo giorno arrivate in spiaggia, guardatevi in giro e cercate di individuare subito le turiste italiane e le straniere.
Dopo un po’, vi renderete conto che le italiane le riconoscete subito, fondamentalmente per tre tratti distintivi: 1) sono le uniche che arrivano in spiaggia con i capelli in stile “qualcuno nella notte deve avermi rubato la spazzola e mi ha lasciato solo questo stuzzicadenti che ho dovuto arrotolarmi tra i capelli”; chioma maltenuta, completamente arruffata, che sembra pettinata con una bomba a mano. 2) pareo di ordinanza tipo divisa militare al primo accenno di fianchi larghi o di cellulite, perché il solito idiota (come il sottoscritto peraltro) che dispensa consigli sui settimanali femminili anche quest’anno non ha mancato di suggerire quanto nasconda astutamente le imperfezioni, e invece, sappiatelo, fa l’effetto panettone incartato in un bel pacco colorato (gli uomini sono stupidi, d’accordo, ma c’è un limite a tutto, andiamo!); 3) last but not least, ultima tremenda ciliegina sulla torta, le ahimè intramontabili, inevitabili, incancellabili infradito nere di plastica, che slanciano come un ippopotamo spiaggiato (soprattutto se siete uno e cinquanta) e sono sexy come le ballerine a pois argentate, che nemmeno Dorothy nel mago di Oz; abbiate pietà!.
Ora, non dico di presentarsi truccate con i cosmetici waterproof come una squadra di nuoto sincronizzato, è comprensibile la voglia di rilassatezza anche da questo punto di vista, ma santa miseria tra tutto e niente c’è una (sana) via di mezzo! Uno zoccoletto in legno con tre centimetri di tacco largo e una spazzolata ai capelli al mattino (e magari appena uscite dall’acqua) ce lo possiamo anche permettere… vero??
Ho sempre avuto la passione per l’orto e, da quando mi sono trasferita in campagna, la parte contadina di me ha avuto la meglio sui tacchi alti e le unghie super curate. Ogni anno mi riprometto di non piantare le zucchine perché lo spazio è poco e perché una sola pianta monopolizzerebbe quasi l’intero orto…. poi puntualmente mi ritrovo a comprare 6 piante di zucchine e a ritrovarmi con talmente tanti fiori da non riuscire fisicamente ad utilizzarli tutti senza che alcuni inevitabilmente appassiscano.
Inutile per me tentare di prepararci paste o risotti, la “giusta morte” dei fiori di zucca è quella di friggerli.
A Roma il fiore di zucca fritto per antonomasia è ripieno di mozzarella ed alici, ma io ho una avversione estrema per le alici sott’olio e per le spine in generale, perciò ho dovuto pensare a una alternativa al ripieno dei fiori di zucca da friggere. E l’unione di robiola e salvia è un gusto che ha trovato la mia approvazione. Anche solo robiola e salvia da sole servono ad assicurarvi un’ottima farcia per i fiori di zucca ma stavolta ho voluto aggiungere la pancetta affumicata ed ho fatto Bingo!
Per quanto riguarda l’utilizzo della Schweppes al posto di una semplice acqua minerale o della più utilizzata birra, devo ammettere che è stato solo un colpo di fortuna a farmi scoprire questa “possibilità”. Nel passato, essendomi trovata a dover fare una pastella e avendo in casa solo la Schweppes e non la birra, ho deciso di usarla… beh, da allora uso solo quella! Provatela e mi direte.
Ingredienti
Per il ripieno: 300 gr di robiola 12 fiori di zucca grandi 8 foglie di salvia fresca pancetta affumicata
Per la pastella: 240 gr di farina autolievitante 60 gr di maizena 2 cucchiaini di sale fino 2 uova medie 375 mg di Schweppes tonica ghiacciata
Procedimento
La prima cosa da fare è preparare la pastella. In una ciotola mescolare insieme le uova con il sale e la maizena, aggiungendo la farina e la Schweppes ghiacciata in varie riprese, alternandole, e mescolando sempre energicamente con una frusta per evitare la formazione di grumi. Una volta pronta la pastella lasciarla riposare in frigorifero per almeno 30 minuti.
Pulire i fiori di zucca dal gambo “spinoso”, lasciando però la base, sfregandola leggermente col coltello per eliminare eventuali pelurie, e facendo molta attenzione a non romperli, privarli dell’anima interna.
In una ciotola, mescolare la robiola alla salvia e alla pancetta precedentemente sminuzzate in un tritatutto.
Con l’aiuto di un cucchiaino, riempire i fiori di zucca con la farcia appena ottenuta, arrotolando le estremità a mò di pacchettino.
In un pentolino dai bordi alti, portare l’olio di semi a temperatura e friggere i fiori intingendoli prima completamente nella pastella, senza far sgocciolare l’eccedenza di impasto.