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“La moda non è un mestiere per cuori solitari”. Il libro che racconta il viaggio intimo e coraggioso di Patrizia Sardo Marras

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Palazzo Reale, Milano. In un’atmosfera densa di emozione e bellezza autentica, due giorni fa è stato presentato “La moda non è un mestiere per cuori solitari”, un libro di Patrizia Sardo Marras. A introdurre l’evento con la sua consueta verve e sensibilità è stata Geppi Cucciari, anche lei sarda come Patrizia, che ha sottolineato fin da subito quanto questa non sia soltanto una pubblicazione sulla moda, ma un racconto intimo, pieno di amore, di vita e di Sardegna.

Proprio da quella terra ruvida e luminosa, parte questo viaggio, intimo ma al tempo stesso collettivo. 

Patrizia non racconta solo la moda, la ricostruisce, la attraversa con la profondità di chi ne ha fatto non solo una professione, ma una forma d’amore. Il suo legame con Antonio Marras, stilista, artista, uomo che ha fatto della bellezza uno sguardo sul mondo, emerge tra le righe con discrezione e intensità. 

La prima sarta di Marras, ci ricorda Patrizia, fu proprio sua madre. Una donna che lo idolatrava e che, nel gesto antico del cucire, dava forma a un destino che avrebbe varcato i confini dell’isola.

“L’unica cosa che mi fa alzare dal letto è scegliere che cosa mettermi.”

Affermazione, che può sembrare frivola, ma che nel contesto del libro diventa profondamente esistenziale. Il vestire, per Patrizia, è un atto di presenza, un modo per affermarsi nel mondo. I libri, come gli abiti, si collezionano, si amano, a volte si lasciano riposare per anni e poi, all’improvviso, ci chiamano.

Il testo è anche un tributo alla Sardegna, terra madre e matrigna, isola amata visceralmente.

“È un destino complesso essere sardi”, dice. Un’identità che si porta addosso come una seconda pelle: fiera, resistente, ma anche dolorosa. Alghero, la città dove tutto ha inizio e dove tutto torna, è descritta come l’unico luogo capace di restituire a Patrizia la propria interezza, nonostante i molti viaggi in giro per il mondo.

Cuba, Kyoto, il Vietnam, l’India, il Perù: tappe di un’esistenza nomade al fianco di Marras, alla scoperta di culture, colori, trame e suoni che avrebbero ispirato collezioni iconiche come quella dedicata all’Havana per Kenzo. Ma ogni viaggio, per quanto magnifico, non cancella mai il bisogno di tornare: “Solo Alghero può dare certe cose.”

Durante la presentazione viene raccontato un piccolo e tenero aneddoto: Patrizia regala a Marras la prima copia con dedica. Lui, però, non riesce a leggerlo fino in fondo, teme l’incontro con sé stesso attraverso lo sguardo lucido e amorevole di lei.

Patrizia non racconta solo la moda, ma un’esperienze di conoscenza continua, infatti con rigore e passione inserisce a fine libro un glossario tecnico, perché chiunque, anche chi non ha dimestichezza con i termini tecnici e vuole capire come si costruisce davvero una collezione, può farlo.

Perché la moda, prima di essere spettacolo, è cultura.

Patrizia non è solo la compagna di uno stilista. È un’artigiana della memoria, una custode di un tempo che passa ma lascia tracce. Anche il mare, così presente nella sua vita, è una scuola: “Ti insegna quanto sei piccolo, quanto dipendi dalla natura. Ti obbliga a concentrarti, a capire.”

E poi ci sono le ceramiche, l’arte, i progetti solitari di Marras. Un universo che non conosce confini netti tra moda e vita, tra arte e relazione. In tutto questo, Patrizia è il filo invisibile che tiene insieme i pezzi.

“La moda non è un mestiere per cuori solitari” è un titolo forte, quasi spiazzante. Ma leggendo il libro, si capisce: chi fa moda, chi la vive fino in fondo, non può farlo da solo. 

Servono occhi che guardano con te, mani che toccano con te, cuori che resistono con te.

E Patrizia, con questo libro, ha donato al pubblico molto più che un racconto: ha offerto una testimonianza di amore, di fedeltà e di bellezza. 

di Giulia Taidelli

19/05/2025