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Riscoprirsi a quarant’anni: Valeria Lobbia e i suoi ritratti per le donne “anta”

31 mercoledì 2022 visualizzazioni:

Secondo una ricerca psicologica di Exploring Your Mind, il raggiungimento della mezza età in una donna, che equivale ai 40 anni, è un periodo complicato della vita perché ci si trova tra due generazioni. Il tutto è reso ancora più difficile da chi, invece che dare loro supporto, mette le donne in difficoltà, come dimostrano i recenti fatti di attualità. Per questo motivo è possibile che si inizi a mettere in discussione la propria vita e le scelte compiute fino a quel momento, ricordando tutti quei sogni che si avevano un tempo e che a causa della famiglia e del lavoro si sono allontanati. Allo stesso tempo però, soprattutto alla fine dei 40 anni, le donne tendono ad affrontare le emozioni in modo più equilibrato e ad osservare la realtà che le circonda in modo diverso, ridefinendo i propri traguardi e obiettivi.  È proprio in questa occasione che la donna si rende conto del proprio valore e matura una nuova visione del mondo che va oltre la necessità di prendersi cura degli altri.

Il ritratto per rinascere e riscoprirsi 

Valeria Lobbia (https://www.valerialobbia.com/), fotografa ritrattista professionista e recentemente candidata al prestigioso premio internazionale “The Societies of Photographers” nella categoria “ritratto creativo”, ha deciso di dare alle donne uno spazio in cui ritrovarsi, vedersi rifiorire e risplendere attraverso la fotografia. In questo modo l’esperienza di ritratto diventa un viaggio alla riscoperta di séun percorso rivelatore arricchito da una serie di consulenze mirate e pre-shooting che hanno l’obiettivo di profilare quanto più possibile i gusti, i valori e la consapevolezza del soggetto. 

“L’universo femminile è un vortice di pura emotività, spesso proiettata all’esterno. Dalla società infatti ci si aspetta che siamo noi donne a dover prenderci cura dei bisogni della famiglia e spesso passiamo in secondo piano rispetto alle contingenze della vita – confessa Valeria Lobbia – Per questo, oggi, a più di 40 anni, ho pensato a un servizio dedicato alle donne come me, che hanno i miei stessi sogni, i miei dubbi, le mie paure e i miei obiettivi. Le donne che incontro durante le mie sessioni di ritratto hanno storie da raccontare, un bagaglio di esperienze che racchiude ferite, debolezze e a volte anche avvenimenti traumatici. In tutte loro, però, vedo il bisogno comune di focalizzarsi su sé stesse dopo aver dedicato una cospicua parte della propria vita agli altri e il desiderio di potersi riscoprire attraverso uno scatto.”

La sinergia tra soggetto e fotografo per creare unicità

L’esperienza di un servizio fotografico si articola in una prima fase di colloquio e accoglienza pre sessione, che permette di creare una sinergia tra cliente e fotografo, ognuno con i propri sogni, il proprio immaginario, il proprio vissuto. Compito del soggetto è esprimere serenamente e con grande onestà i propri desideri, compito del fotografo invece è accogliere questi desideri e tradurli in visioni per proseguire il viaggio verso la costruzione di uno shooting cucito su misura della singola persona. La fase del reveal è l’ultima tappa e la più emozionante, quella in cui alla cliente viene mostrata l’opera finale, frutto del lavoro e della sinergia che si è creata tra soggetto e fotografo. Questo è il potere del ritratto: un percorso a 360° in cui ritrovarsi nella versione migliore di sé.

“Sono una maniaca della perfezione e per questo motivo svolgo un grande lavoro di ricerca e di preparazione prima dello shooting. Per un ritratto solitamente impiego dalle 50 alle 60 ore di lavoro: è un ragionamento molto profondo e personalizzato che parte da basi estetiche ma anche caratteriali e sconfina nella psicologia, nell’empatia – afferma Valeria Lobbia –  Lo scatto è solo il tocco finale dopo aver fatto consulenze di “body shape” (forma del corpo), armocromia per capire come valorizzare al meglio la figura attraverso i colori che esaltano al meglio il suo incarnato e “face shape” per andare a valutare le geometrie del viso e riuscire a valorizzare le  particolarità”.

Un nuovo modo di concepire sé stesse come forma d’arte

I pittori fiamminghi sono stati i primi in grado di cogliere la volontà popolare di concentrare l’attenzione sul soggetto attraverso i ritratti che, per la classe media fatta di ricchi mercanti, venivano utilizzati per affermare la propria autorità. Il ritratto d’autore infatti è sempre stato storicamente uno status symbol a cui solo nobiltà e clero potevano ambire, anche se sembra banale pensarlo nell’epoca moderna in cui il selfie è a portata di click. Oggi, infatti, decidere di regalarsi un ritratto è diventata un’esperienza dettata da aspetti culturali o momenti importanti nel corso della vita di una persona, ad esempio nel caso dei matrimoni.

Il ritratto femminile vuole invece diventare una forma d’arte per ogni donna di celebrare e ritrovare la propria essenza, esaltandone l’autostima, il bisogno che ognuna sente di regalarsi un percorso di riscoperta e valorizzazione della propria persona volto a testimoniare la meraviglia che ognuna – a modo proprio – custodisce dentro di sé.

“Riscoprirsi meravigliose a 40 anni e più, è possibile e a volte necessario – afferma Valeria Lobbia – Con il passare degli anni nella vita di una donna si accumulano delle esperienze di vita che in qualche maniera allontanano dalla percezione che si ha di sé. Arriva però un momento in cui c’è la necessità di ritrovarsi, di riscoprirsi senza filtri, nonostante la società e i suoi stereotipi, ma solo per il piacere di vedersi per come davvero si è, ossia degli esseri luminosi che emanano bellezza e saggezza.”

di Sofia D’Altrui

31/08/2022