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Giornata Mondiale contro il lavoro minorile

10 lunedì 2019 visualizzazioni:

Giornata mondiale contro il lavoro minorile: Save the Children, nel mondo 152 milioni di minori, 1 su 10, vittime di sfruttamento lavorativo, di cui quasi la metà impiegati in lavori duri e pericolosi.

Una piaga che riguarda anche l’Italia, dove solo negli ultimi 2 anni si sono registrati quasi 500 casi di occupazione irregolare di bambini e adolescenti.

Se vivessero tutti in unico Paese, costituirebbero il nono Stato più popoloso al mondo, più del doppio dell’Italia, più grande anche della Russia: sono i 152 milioni di minori tra i 5 e i 17 anni, 1 su 10 al mondo, vittime di sfruttamento lavorativo, di cui quasi la metà – 73 milioni – costretti a svolgere lavori duri e pericolosi, che ne mettono a grave rischio la salute e la sicurezza, con gravi ripercussioni anche dal punto di vista psicologico.

Sessantaquattro milioni di bambine e ottantotto milioni di bambini, sottolinea Save the Children alla vigilia della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, che si vedono sottrarre l’infanzia alla quale hanno diritto, allontanati dalla scuola e dallo studio, privati della protezione di cui hanno bisogno e dell’opportunità di costruirsi il futuro che sognano. In più di 7 su 10 vengono impiegati in agricoltura, mentre il restante 29% lavora nel settore dei servizi (17%) o nell’industriaminiere comprese (12%).

Una piaga che secondo Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da 100 lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro –  non risparmia neppure il nostro Paese dove, solo negli ultimi due anni, sono stati accertati più di 480 casi di illeciti riguardanti l’occupazione irregolare di bambini e adolescenti, sia italiani che stranieri, di cui più di 210 nei servizi di alloggio e ristorazione, 70 nel commercio all’ingrosso o al dettaglio, più di 60 in attività manifatturiere e oltre 40 in agricoltura. Un numero, tuttavia, senza dubbio sottostimato a causa della mancanza, nel nostro Paese, di una rilevazione sistematica in grado di definire i contorni del fenomeno. Basti pensare che secondo l’ultima indagine sul lavoro minorile in Italia, diffusa da Save the Children e Associazione Bruno Trentin nel 2013, i minori tra i 7 e i 15 anni coinvolti nel fenomeno erano stimati in 260.000, più di 1 su 20 tra i bambini e gli adolescenti della loro età.

“Ancora troppi bambini, nel mondo, anziché andare a scuola e vivere a pieno la loro infanzia, oggi sono costretti a lavorare in condizioni difficilissime, sottoposti a sforzi fisici inappropriati per la loro età, a orari massacranti anche di 12-14 ore al giorno e a gravissimi rischi per la loro salute, sia fisica che mentale. In tanti Paesi al mondo Save the Children lavora ogni giorno per proteggere i minori da tutto questo, collaborando con le istituzioni, gli attori locali e le comunità perché ad ogni bambino venga garantita l’opportunità di studiare e crescere in modo sano e per offrire il supporto necessario anche alle famiglie”, ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.

“Anche in Italia c’è ancora molto da fare per mettere fine allo sfruttamento lavorativo di cui sono vittime bambini e adolescenti, a partire dalla necessità di istituire una raccolta dati, sistematica e puntuale, che permetta di avere un quadro preciso del fenomeno. È inoltre fondamentale e urgente che le istituzioni rafforzino l’impegno per contrastare la povertà minorile e la dispersione scolastica, fenomeni entrambi strettamente collegati al lavoro minorile, e da questo punto di vista il livello di dispersione scolastica che dopo molti anni è ritornato a crescere non può che rappresentare un preoccupante campanello d’allarme”, ha proseguito Valerio Neri.

Del totale dei minori vittime di sfruttamento lavorativo oggi presenti al mondo – sottolinea Save the Children – 79 milioni hanno tra i 12 e i 17 anni di età, mentre 73 milioni sono molto piccoli, tra i 5 e gli 11 anni, e quindi ancor più vulnerabili ed esposti al rischio di conseguenze sul loro sviluppo psico-fisico. Quasi la metà del totale (72 milioni) si trova in Africa, con Mali, Nigeria, Guinea Bissau e Ciad che fanno registrare le percentuali più alte di bambini tra i 5 e i 17 anni coinvolti nel lavoro minorile. In questi Paesi, infatti, lavora più di 1 bambino su 2; quasi 1 su 3 (29%) se si considera l’area dell’Africa subsahariana dove, rispetto al passato, la lotta al lavoro minorile non soltanto non ha fatto registrare alcun miglioramento ma, al contrario, ha visto un incremento del fenomeno.

Complessivamente negli ultimi vent’anni sono stati tuttavia compiuti significativi passi avanti per contrastare il fenomeno, come evidenziato da Save the Children sul recente “Rapporto sulla condizione dei bambini nel mondo” . Nel 2000, infatti, il lavoro minorile coinvolgeva 246 milioni di bambine e bambini, 94 milioni in più rispetto alla situazione attuale.

Nonostante i progressi significativi, il mondo è ancora lontano dal raggiungere l’obiettivo di sradicare ogni forma di lavoro minorile entro il 2025, come previsto negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, e in base al trend attuale, in quella data, vi saranno ancora 121 milioni di minori vittime di sfruttamento lavorativo.

di Sofia D’Altrui

10/06/2019