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Fango di Niccolò Ammaniti

23 martedì 2014 visualizzazioni:

Schermata 2014-07-18 alle 16.53.07Eroi, anzi antieroi grotteschi di un’umanità metropolitana e allo sbando, sono i protagonisti di questi racconti che mescolano tutti i generi: dall’horror alla commedia fino alle suggestioni del cinema americano.

L’ultimo capodanno dell’umanità, Rispetto, Ti sogno, con terrore, Lo zoologo, Fango (Vivere e morire al Prene- stino) e Carta e ferro. Violenti, spudorati, comici, origi- nalissimi. Quando apparvero furono considerati pionieri della narrativa «cannibale». Oggi è chiaro a tutti che questi racconti hanno cambiato il volto della letteratura italiana. La storia della notte di capodanno nel Comprensorio delle Isole, dove le vite dei condomini si intrecciano tra loro fino a esplodere in un catastrofico conto alla rovescia, è solo una delle tante ad aver rivelato il talento da fuori classe di uno dei piú importanti autori italiani contemporanei.

NICCOLÒ AMMANITI ha pubblicato per Einaudi i romanzi Branchie (1997), Io non ho paura (2001 e 2011), Che la festa cominci (2009 e 2011), Io e te (2010), la raccolta di racconti Il momento è delicato (2012) e la raccolta di storie a fumetti Fa un po’ male (2004), sceneggiata da Daniele Brolli e disegnata da Davide Fab- bri. Per Mondadori sono usciti anche Fango (1996), Ti prendo e ti porto via (1999) e Come Dio comanda (2006). Dai suoi libri, pubblicati in quarantaquattro Paesi, sono stati tratti film di successo, girati da im- portanti registi, come Bernardo Bertolucci. 

In libreria da settembre 2014 al prezzo di 14,00 euro

Matrimonio: sogno d’amore o investimento?

15 lunedì 2014 visualizzazioni:
matrimonio-abbigliamentoUn delicato velo di tulle le copre il capo. Leggiadra e leggera si avvia, percorrendo la lunga navata, verso l’altare. La sposa in bianco è bellissima; sorride, si emoziona. Guarda con il cuore un orizzonte lontano, ma osserva con gli occhi il suo futuro consorte.
 
Il giorno delle nozze è arrivato; il culmine di un percorso iniziato tempo addietro è finalmente giunto.
 
Mentre percorre la navata, calpestata dalle sue eleganti scarpe color avorio, è ormai sicura delle sue scelte.
Il futuro marito è un bell’uomo, ricco impresario, carismatico, proveniente da una famiglia prestigiosa che possiede numerosi lotti di terreno. 
Si incontrarono una serata d’estate in un locale sulla spiaggia; lei era sola mentre sorseggiava un rinfrescante cocktail…lo stesso che lui aveva ordinato. Questa coincidenza sembrerebbe stato il seme del loro amore. Da questo primo incontro, la conoscenza che ottennero l’uno dell’altro contribuì a fomentare il sentimento.
 
Quel giorno di festeggiamenti portava però con sé un amaro sapore di perdita. Lei aveva perso diverse amicizie e, tristemente, a causa dell’amore che sosteneva di provare per il suo fidanzato.
 
Infatti qualche mese prima si accese una forte lite tra lei e alcune sue amiche.
Le amiche le rinfacciavano di aver acconsentito a sposarsi solo per comodità; per loro il suo matrimonio era paragonato ad un investimento bello e buono. Antonio (il futuro marito) era più grande di lei di 20 anni. Si conoscevano da poco meno di un anno. 
La tenera età di lei faceva presagire un incauta decisione, dettata dalla sorte favorevole e da una buona dose di ambizioni personali.
Ma lei, 25enne neolaureata, accusò le amiche di invidia e gelosia. Non accettava queste accuse, troppo perfide e ingiuste per ritenerle vere.
Sostenne con fermezza che il matrimonio era solo il coronamento di un bellissimo sogno d’amore, frutto di scelte ben ponderate.
 
La rottura dell’amicizia fu inevitabile; ora, in mezzo a quella chiesa del XVII secolo, in una location da sogno, con fiori e nastri a sigillare quel paradiso di profumi e di colori, si sentiva fiera della sua posizione e convinta del fatidico “Sì” che avrebbe dovuto dire, di lì a poco.
 

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Quello narrato è un evento inventato, sebbene verosimile con alcune situazioni reali.
Ciò che si è cercato di centrare è la contrapposizione sogno d’amore/investimento.
 
Al giorno d’oggi, perché ci si sposa? La promessa, che dovrebbe essere eterna, pronunciata davanti all’altare, in presenza di tutti gli invitati, sotto l’autorità religiosa di un prete o civile e giuridica di un ufficiale di stato, e rivolta al promesso sposo, in realtà cosa comporta nella decisione di sottostarci?
È la conseguenza del sentirsi legati a qualcuno o solo un sotterfugio per perseguire i propri scopi?
Il sentimento è funzionale o causale al matrimonio?
Sono tante domande e forse troppo poche risposte. Quando una donna decide di sposarsi, agiscono in lei diverse dinamiche.
matrimonioIl sogno d’amore è un aspetto del matrimonio tramandato dalle tante fiabe raccontate fin da piccoli. E da grande, la donna non fa che ripercorrere mentalmente e inconsciamente le vicende dei suoi personaggi preferiti, finché non arriva quell’occasione d’oro che potrebbe confermarle e rendere vero quanto da lei immaginato e sperato.
Anche quando non si tratta in realtà del coronamento di un sentimento vero la donna, decisionista, indipendente, autoritaria, autonoma, sposandosi, cerca (forse artificiosamente) di considerare il matrimonio come quel sogno tanto sperato fin da piccola. Vengono traslate sulle vere intenzioni (possibilità di investimento, opportunità, scalata sociale) le motivazioni e i sentimenti infantili, per rendere la decisione finale apparentemente pura e libera da profitti intenzionali.
 
È come dire: mi sposo per investimento solo perché ho ambito al sogno d’amore. Oppure: il mio investimento altri non è che il sogno d’amore.
O ancora: il sogno d’amore è la maschera dell’investimento.
Ed infine: il sogno d’amore è dentro l’investimento, nascosto e celato, presente perché sedimentato dalle fantasie infantili. Sebbene, tuttora, mi sposo per l’opportunità che mi dà, guardo sempre con un occhio attento a quel lontano sogno.
 
Che vadano di pari passo?
Forse, per una donna che non si sposa per amore, deve esserlo per convincersi pienamente della sua lugubre decisione.
di Chiara Mura

Il cartone per un Eco-Design

01 lunedì 2014 visualizzazioni:
libreria-cartoneL’ondulazione strutturale del cartone è uno dei principi tecnici alla base degli oggetti d’arredamento a sostegno dell’eco-sostenibilità.
Il cartone, con la sua freschezza, la sua resistenza, la sua biodegradabilità, malleabilità ed economicità, è un materiale che si presta a perfezione ad essere utilizzato per la costruzione di arredi dal design unico, ricercato o semplice, dettagliato, inusuale, divertente, versatile. 
La produzione di oggetti con questo formidabile materiale acquisiscono differenti potenzialità. Progettisti e design si concentrano nella creazione di prodotti ad alto contenuto innovativo, sia per quanto riguarda la forma e sia nell’aspetto funzionale.
 
Ad esempio, Giorgio Caporaso, architetto e designer italiano, è l’artefice di TAPPO, tavolino di arredamento che coniuga con disinvoltura la funzionalità di una lampada con quella di un contenitore, in un design accattivante, coinvolgente e avvolgente.
La compatibilità ambientale è una caratteristica del cartone che dona preziosità all’intero prodotto. La possibilità infatti di riciclaggio e di biodegradabilità sostengono un principio etico di rispetto dell’ambiento. Prodotti assolutamente eco-friendly.
 

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Altro sostenitore di tale utilizzo del cartone è Frank Gehry, designer di fama internazionale. Il suo primo artefatto lo troviamo nel lontano 1972, la sedia Wiggle Side (all’interno della serie di mobili Easy Edges), che associa il materiale ad una dimensione estetica che sfrutta la bellezza e la sinuosità di forme ondulate.
 
Il cartone colpisce ancora dunque. Il senso estetico, la sorprendente comodità e la tutela dell’ambiente. Sempre in termini positivi, s’intende.
 
Il cartone lo abbiamo visto in una composizione che contempla la presenza della luce come parte costitutiva.. Ma con i GrayPants, tre giovani designer di Seattle, questo formidabile materiale è utilizzato per supportare la luce, sottoforma niente meno che di lampada sospesa. E qui, la proiezione della luce sull’ambiente circostante è modulata e favorita dalla lavorazione del cartone.
 

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La versatilità è un’altra caratteristica che contrassegna questo materiale e grazie ad essa anche una schiera di appassionati di FaiDaTe possono cimentarsi nella progettazione, costruzione e realizzazione di qualche sorprendente oggetto di cartone.
 
Il cartone utilizzato può essere nella forma ondulata, canneté o alveolare. Non solo architetti e designer lo sfruttano per le sue caratteristiche intrinseche, ma anche vere e proprie aziende.
Kubedesign, Scatolificio Mengoni, MobiliCartone, Idee di Cartone…
 
Il panorama produttivo ed estetico sembra essersi sottoposto alle leggi economiche, semplici, ecologiche ed innovative del cartone.
di Chiara Mura

 

Alla scoperta della Salsa Aioli

28 giovedì 2014 visualizzazioni:

Aglio e olio in un unico termine per designare una ricetta che li unisce come ingredienti fondamentali della sua preparazione e della sua degustazione.

È la salsa aioli
 
L’area mediterranea è la patria di questo piatto semplice ma accattivante, che si porta appresso una contraddizione legata al senso del gusto e dell’olfatto in contrasto con le aspettative gustative.
 
Aglio? Quale sapore pesante avrà mai! E quale odore forte emanerà!
Ma no, le testimonianze di chi l’ha assaggiato ci lasciano spiazzati. Maggiore è lo sbalordimento quando sarà il nostro palato in prima persona ad assaporare il piatto.
 

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Ma come lo si prepara? Ecco la ricetta:
 
Ingredienti.
4 grandi spicchi d’aglio;
1 cucchiaio di succo di limone filtrato;
300 ml di olio d’oliva;
Sale;
2 tuorli d’uova.
 
Procedimento.
L’aglio, ingrediente chiave, deve essere ben macinato in un mortaio insieme al sale. Il composto ottenuto, insieme ai tuorli d’uova freschi, deve essere attentamente frullato. Aggiungere un filo d’olio d’oliva, versato lentamente per non far “impazzire” l’aioli, fino ad ottenere un composto cremoso e denso. A crema ottenuta, aggiungere un cucchiaio di succo di limone e frullare per amalgamare il tutto.
 
L’aioli rappresenta un ottimo piatto di antipasto, in accompagnamento a pane ed olive verdi. 
Ma fa da accompagnamento anche a piatti di pesce, di carne o alle verdure.
 
Un piatto che potrebbe sembrare apparentato con la più conosciuta e famosa maionese. Ed infatti lo è, ma con una caratteristica in più: la sorpresa di un aglio dal sapore convincente e trasportante. 
di Chiara  Mura

Soluzioni per piccoli spazi

31 giovedì 2014 visualizzazioni:

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Circondati da oggetti, l’abitazione è spesso dimora del disordine, del caos e della saturazione. Un tavolo comprato di troppo, un letto troppo ingombrante per una stanza non eccessivamente spaziosa, tanti libri comprati che non trovano una giusta collocazione in casa la cui libreria è ormai completamente piena. E poi vestiti e scarpe in quantità eccessive.

Dove mettere tutto? Come riuscire a diventare un’abile giocatrice di Tetris? Come utilizzare uno spazio che sembra rimpicciolirsi sempre di più?

Diverse soluzioni potrebbero venire in soccorso.

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Ad esempio, una pratica  e comoda cabina-armadio con la funzione di luogo sia in cui conservare e disporre i vestiti, e sia in cui potersi cambiare e scegliere gli abbinamenti della giornata. Il principio base della cabina-armadio è la paradossale accoppiata divisione/raddoppiamento. La stanza deve permettere l’entrata di un corpo che, fino a quel momento, le era estraneo e per farlo deve donare spazio dividendo i metri quadri a disposizione. Ma la cabina-armadio, una volta occupato quello specifico spazio della stanza, potrà donare altra aria all’intera camera. E si avrà la felice soluzione di “stanza nella stanza”. Il guardaroba della cabina-armadio assume la forma della parete a cui si vuole adattare. A triangolo se inserita ad angolo, lineare se viene sfruttata un’intera parete…massima adattabilità e versatilità. La cabina-armadio può essere accolta anche da uno stanzino permettendone un uso multifunzionale ordinato.

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Per chi ha un soppalco, è utile ed intelligente utilizzare lo spazio creato dalle scale come vano e contenitore. In quei metri cubi formati dalla crescita in altezza della scala, il sottoscala, è possibile lavorare di fantasia e di ingegno costruendo cassettoni, cassetti, mensole per ospitare scarpe, libri e oggetti vari. Tutto senza utilizzare ulteriore spazio della propria casa, in assoluto dispendio di materiale.

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Una scrivania è molto utile. La sua funzione primaria è quella di permettere la scrittura, la progettazione. Vi trovano posto diversi articoli di cancelleria e soprattutto attrezzatura tecnologica, assolutamente come il computer. L’utilizzo che ne viene fatto è comunque a discrezione del consumatore. Ma il suo problema spesso è quello di occupare troppo spazio; succede che la scrivania è l’ultimo arredo a cui si pensa, causando incertezza sulla sua posizione, spesso inesistente. Perché non inserire la scrivania all’interno di un armadio? Anzi, perché non progettare una scrivania che possa essere una parte costitutiva dell’intero armadio? Si creerebbero vani da poter utilizzare come cassettiere o portalibri, o scaffali per le scarpe.

Ma poi anche i singoli componenti strutturali dei mobili possono diventare utili soluzioni per salvaguardare più spazio possibile.

Ante scorrevoli, sedie pieghevoli, tavolini regolabili nell’estensione, antina-specchio, tra le tante.

di Chiara Mura

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Perché non spostare quel mobile?

09 mercoledì 2014 visualizzazioni:

spostare-mobiliProbabilmente quando ci si trova in una situazione di stasi, in una circostanza di totale immobilità, viene spontaneo sperare in un cambiamento. Spesso è un sentimento che agisce nella contingenza del tempo senza ora, con ciò volendo dire che si tratta di un’esigenza impellente. 
Il campo d’azione può investire diversi ambiti. In molti penseranno alla repentina spedizione di sé stessi verso un centro estetico, per un cambiamento di look. Ma io voglio parlare del forte desiderio di spostare i mobili di casa propria per modificarne la disposizione.
Proverò ad investigare su due differenti aspetti, la motivazione e la modalità dell’operazione.

Innanzitutto, immaginiamoci in un tranquillo e quotidiano momento della giornata. Siamo a casa da lavoro, ci siamo svegliate verso le 10:00, siamo ancora in tenuta da notte e, stiracchiando braccia e schiena per meglio svegliarci, ci dirigiamo verso la propria cucina, decise a sorseggiare la bevanda scelta (latte, caffè, tè…poco importa quale).Sono le 10:30 e abbiamo appena terminato il rito mattiniero. Ma, ancora sedute in cucina, magari con la finestra aperta dalla quale entra una lieve arietta e il canto di docili fringuelli, ci assale un sentimento di angoscia e, stranamente, di vitalità. 
Qualcosa deve essere fatto! Qualcosa di nuovo, di immediato, che richiede energie per sentire sé stesse in forza e in forma. Una rapida occhiata al proprio salotto e l’intuizione è pronta a bussare alla porta dei pensieri.

Il divano ricoperto di pelle bianca adagiato alla parete verso sud; il televisore disposto frontalmente, accanto alla libreria; il tavolo in mogano disposto ad est, tra la televisione e il divano; il versatile pouf di colore rosso al centro dello spazio tra televisore e divano; diversi vasi con fiori ai lati del divano e la piantana di recente acquisto…
Quel tavolo visibile dalla cucina trasmette un senso di inquietudine per la troppa familiarità. E vogliamo parlare della troppa consueta posizione del pouf tra il divano e il televisore?
E’ immediata la decisione, fulmineo lo scatto del corpo. La tazza viene posata sul tavolo e le gambe si dirigono verso la sala, forse con qualche accenno di aggressività.
Ma aggressività verso cosa? Verso la noia, la monotonia, l’impossibilità di cambiare. Tutto ciò diventa reversibile verso una condizione di serenità grazie al cambiamento che si è preposto di effettuare. 

E allora, rivoluzioniamo la stanza!
Una breve fase di visualizzazione per capire cosa c’è da fare…ma la stanza è talmente conosciuta che bastano pochi minuti di osservazione;innanzitutto, dall’esterno, non si vuole più vedere quel tavolo comprato nel lontano anno 2000 e posizionato senza troppo pensarci in quello spazio. Sostituire il tavolo con…la libreria! Ma certo! Come non farsi catturare lo sguardo dalle artistiche copertine e dorsi del libro dal seducente senso estetico? Perché non entrare in una stanza e avere un tu per tu immediato con qualche entità nascosta tra le pagine di quei libri, o di quelle riviste?
L’altra stonatura riguardava il pouf…dove metterlo? Perché non tra i vasi di fiori, per sentirsi freschi e spensierati qualora ci si volesse sedere? 
“Non potresti utilizzarlo per riposare gambe e piedi, però” ti viene suggerito dalla tua coscienza. Ma cos’è che stai cercando? La comodità o la trasgressione, in questo momento rivoluzionario?
E il pouf è ben presto posizionato nell’angolo nord-ovest, in mezzo ai floreali vasi colorati.

Il resto viene da sé, partendo da queste prime e significative modifiche.

Un’ora del proprio tempo è stata utilizzata per fare qualcosa che, impegnando sé stesse dalla fase di ideazione e progettazione a quella esecutiva, ha permesso la mente di rilassarsi e il corpo di acquistare energie sfruttandole per qualcosa di nuovo, che rompa la monotonia giornaliera.

Per una donna che non vuole essere stressata e sentire agire su di sé il passare delle ore.

di Chiara Mura